Siya Kolisi

Siya Kolisi è il primo capitano nero del sud Africa. Una Nazione che porta nella sua storia recente segni di un profondo razzismo

La storia recente del Sudafrica si è resa protagonista di numerosi atti di razzismo, fino a creare quella che è la parola simbolo della segregazione razziale, l’apartheid (dall’afrikaans: separazione).

Questa ideologia ha le sue radici nelle prime colonizzazioni da parte dei migranti europei provenienti da varie regioni del continente ma sopratutto olandesi (la Compagnia delle Indie Orientali che fondò le prime colonie era Olandese). Questi primi coloni, chiamati boeri (contadino) si separarono dalla Compagnia e fondarono un loro stato sviluppando una loro lingua, l’afrikaan appunto, diventando una popolazione a parte.

Nonostante i primi scontri, l’apartheid prende forma come ideologia solo agli inizi del ‘900 e si rafforzerà durante la Seconda Guerra Mondiale con le ideologie Naziste. La minoranza bianca (attualmente oscilla dall’8% al 13%), composta dai primi coloni boeri si impone e approva delle leggi che aboliscono, per i ruppi di etnia non-europea, molti diritti umani.

Un cartello dell’epoca dell’apartheid che limita ai solo bianchi l’uso di alcuni servizi. Questi cartelli erano il volto più ”gentile” dell’apartheid.

Dal 1948 al 1991! Questi sono gli anni che hanno segnato a fondo la storia di questa nazione. 50 anni di odio e morti, di lotta armata e terrore. Simbolo di questo cinquantennio e della fine dell’apartheid è Nelson Mandela. Il premio nobel per la pace (1993) è stato uno studente di legge espulso dalla sua scuola. E’ diventato un attivista politico e, dopo 27 anni di carcere e lotte per i diritti, nel ’94 divenne presidente del Sudafrica.

Mandela sudafrica
Centomila persone applaudono il primo discorso del nuovo presidente sudafricano Nelson Mandela pronunciato a Cape Town nella grande piazza della Parade, in una foto d’archivio del 9 maggio 1994. ANSA. “Siamo appena usciti dall’esperienza di una catastrofe straordinaria dell’uomo sull’uomo durata troppo a lungo, oggi qui deve nascere una società a cui tutta l’umanità guarderà e questo ci renderà orgogliosi.”

E’ qui che la storia del Sudafrica si intreccia con quella del Rugby. Nelson Mandela si fece carico di tutto l’odio che risiedeva nel paese per trasformarlo in qualcosa di diverso anche andando contro la sua stessa fazione politica decise di appoggiare la nazionale Sudafricana. All’epoca era ”la squadra dei bianchi” e rischiava di essere eliminata dal nuovo governo che voleva cancellare tutto ciò che c’era prima.

Mandela mise da parte il rancore e intuì ciò che di buono si poteva fare. Prese una squadra di bianchi odiata dalla maggioranza della popolazione (composta da varie ”etnie nere” e ora al potere) e la rese il simbolo di quel paese! Il simbolo di una unità nazionale ritrovata (ma forse mai esistita).

La nazionale vince i mondiali del ’95 e divenne uno degli episodi più famosi della storia del rugby. Simbolo dei valori del rugby e del nuovo Sudafrica. Mandela aveva capito sicuramente cosa lo sport e in particolare il rugby poteva dare al paese in quel momento storico così delicato.

Nelson Mandela e François Pienaar (capitano della squadra) alla coppa del mondo del ’95

Negli anni successivi i fenomeni di razzismo non finirono e parte del lavoro di Mandela andò perso. Vennero introdotte anche delle quote che assicurano dei posti sia sul lavoro che nello sport a cittadini di pelle nera che venivano ancora ”segregati” (non come in passato certo…). Il fenomeno delle quote è da lungo dibattuto sia dai bianchi che la vedono come un ostacolo ai loro diritti, sia da parte dei neri che non credono questa sia la soluzione.

Di questo si è parlato anche quando l’attuale capitano del Sudafrica, Siya Kolisi è stato scelto dal coach per investire il ruolo più importante nella nazionale. molti credevano che fosse stato scelto per il colore della sua pelle ma non è così. Ora Kolisi è entrato nella storia per essere il primo capitano nero della squadra e domani, nella finale contro l’Inghilterra, se dovesse vincere, potrebbe essere il primo ad alzare la coppa del Mondo! In tal modo si chiuderebbe il ciclo iniziato da Mandela e Pineaar ormai 30 anni fa.

Proprio il capitano Siya Kolisi si è espresso sul caso delle quote:

“Non credo che Nelson Mandela lo avrebbe sostenuto, anche se ovviamente non l’ho conosciuto per poterlo dire con certezza. Su queste cose non si possono imporre restrizioni. Se si vuole parlare di cambiamento, bisogna partire dalla base, dove il talento esiste e va alimentato con pari opportunità. Io non voglio pensare di essere stato scelto per il colore della mia pelle: questo non gioverebbe né a me né ai miei compagni”

Poi in una intervista racconta la sua storia, di cosa l’ha portato lì dove è ora, a rappresentare la sua Nazione!

Siya Kolisi Sudafrica
Il capitano Siya Kolisi

“Sono nato a Port Elizabeth, nella municipalità di Zwide. Crescendo, non avevamo molto da mangiare così spesso andavo a dormire a stomaco vuoto. Quando sei così affamato certe volte sei tentato di andare a rubare, di entrare nelle case della gente solo per avere la possibilità di sfamarti, ma è stato in quel momento che ho iniziato ad allenarmi.”

Gran parte della popolazione con origini autoctone vive in povertà. La popolazione ancora non si è ripresa economicamente da ciò che l’apartheid ha creato in 40 anni. La media di uno stipendio per chi era nero era appena del 13% di un cittadino bianco. Se si pensa che sono passati appena 30 anni, si capisce che ad oggi tutti i cittadini adulti non bianchi, vengono da famiglie impoveritesi durante la segregazione…la rinascita di questo paese è appena iniziata!

“Mi allenavo per il team della scuola e successivamente per quello del mio club, gli African Bombers. All’epoca me ne stavo là, seduto e guardavo il primo team, guardavo ogni singola sessione d’allenamento. Poi ritornavo a casa uando ormai era buoi.”

Siya Kolisi African bombers
Una foto di 12 anni fa, quando Kolisi giocava per il club di Zwide, gli African Bombers

“Senza la gente della mia comunità non sarei la persona che sono oggi. sopratutto la mia famiglia. Non potevano sostenermi finanziariamente, ma mi hanno dato amore, supporto e tempo ed è tutto ciò di cui hai bisogno da bambino. Specialmente quando indossavo la maglia ripensavo a me stesso e per chi stavo giocando. Per chiunque sia stato mai affamato. Chiunque abbia avuto problemi a causa della povertà Chiunque abbia dovuto camminare scalzo a piedi per andare a scuola! Voglio anche incoraggiare i giovani, non importa da dove viene, quale educazione e quali difficoltà hai, Puoi essere chiunque tu voglia se lotti per esserlo

Siya Kolisi Sudafrica
Kolisi festeggia l’accesso alle semifinali dei Mondiali del 2019

Di origini povere, Kolisi ha dovuto lottare sia nella vita che sul campo da rugby per raggiungere i suoi obbiettivi. Ora è diventato il simbolo della rinascita del paese, una speranza per molte persone che sognano di farcela.

“Penso davvero che un singolo possa cambiare il Sudafrica e a volte basta fare qualcosa di semplice come vivere la tua vita e combattere per i tioi sogni. E sì…a volte basta solo raccontare la tua storia. Io sono Siyamthanda Kolisi e sono orgoglioso di essere uno Spingbok e ancora più orgoglioso di essere Sud Africano!”

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Di Francesco Gatta

Nato a Napoli nel 1993, da sempre sono un appassionato di sport. Dall'atletica, con le Olimpiadi, fino ai motori. Ho iniziato a scrivere articoli sportivi nel Luglio 2019 occupandomi di Rugby e F1. Tra le infinite passioni che ho (troppe per il tempo che ho a disposizione!) c'è anche quella per le scienze naturali che seguo sempre con interesse.

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