World Rugby

Il Presidente del World Rugby pubblica una lettera dedicata al futuro dei trattamenti medici nel rugby con particolare attenzione sul “concussion“.

Sir Bill Beaumont è un ex rugbysta, capitano della nazionale inglese e per 7 volte ha indossato la maglia dei British & Irish Lions. Il suo ritiro avvenne nel 1982, quando in seguito ad un parere medico gli venne consigliato di non giocare più a causa dei ripetuti traumi alla testa o concussions. In seguito ha occupato diversi ruoli dirigenziali, in Inghilterra, per i Lions e per l’organismo del World Rugby, di cui è attualmente Presidente.

A 40 anni dal suo ritiro Beaumont torna a parlare di sicurezza medica e rugby ed espone sei punti chiave su cui il World Rugby intende lavorare per migliorare la sicurezza dentro e fuori dal campo.

1) “Prima di tutto, il supporto per gli ex giocatori, alcuni dei quali si sono fatti avanti di recente con le loro difficoltà nell’adattarsi alla vita dopo il rugby professionistico. Io e i miei colleghi di World Rugby ci siamo impegnati e abbiamo ascoltato. Lavorando con i nostri sindacati e International Rugby Players (IRP), vogliamo assicurarci che nessun ex giocatore o i suoi familiari debbano soffrire o preoccuparsi in silenzio se hanno preoccupazioni.”

2) In secondo luogo, continueremo a investire nella scienza per il benessere dei giocatori a tutti i livelli del gioco, e in particolare per l’impatto delle lesioni alla testa. Stiamo raddoppiando il nostro investimento nel benessere dei giocatori, inclusa la collaborazione con una vasta gamma di istituzioni scientifiche per continuare a ricercare e far progredire la nostra comprensione sui traumi cranici. Ciò significherà anche l’adozione di innovazioni quali la tecnologia di tracciamento oculare e paradenti capaci di monitorare gli impatti sulla testa in tempo reale.

3) “Terzo, continueremo a rivedere e aggiornare le regole del gioco per mettere al primo posto il benessere dei giocatori. Dal 1° agosto proveremo una serie di modifiche a livello globale, inclusa la regola del 50:22 che è stata sperimentata con buoni risultati nelle prove pilota nazionali, con l’ambizione di creare più spazio attraverso il campo e ridurre la velocità della linea difensiva, in tal modo riducendo la frequenza e l’intensità del contatto. 

La regola 50:22 è stata già sperimentata nell’emisfero sud e prevede che dopo una touche la rimessa non spetti sempre al team in difesa. Premettendo che l’ovale deve comunque atterrare in campo e poi rimbalzare fuori, esistono due casi in cui il possesso dell’ovale rimane al team che ha calciato: 1) se il calcio avviene nei 22 del team che ha calciato e termina oltre la metà campo avversaria; 2) se il calcio avviene nella metà campo del team che ha calciato e termina nei 22 avversari.

Questa regola costringerà i team ha tenere sempre indietro alcuni giocatori pronti a recuperare eventuali tentativi di touche, rendendo più libera la prima linea difensiva e diminuendo i punti d’impatto.

4) “Quarto, ci impegneremo in un approccio dedicato al gioco femminile, la più grande opportunità che abbiamo per far crescere il gioco del rugby. Il nostro approccio sarà guidato da dati e scienza e non seguirà semplicemente ciò che viene fatto per il gioco maschile, con l’ambizione di potenziare lo sport per le donne a tutti i livelli.”

5) “In quinto luogo, sia a livello professionistico e non, raddoppieremo i nostri sforzi nell’educazione sulle lesioni alla testa e salute, da app e siti Web dedicati, con le ultime informazioni sul rugby per quanto riguarda la salute, con lo sviluppo di programmi preventivi.

6) “Ultimo, ma non meno importante, continueremo ad ascoltare e impegnarci con tutti gli organi del rugby e agiremo in base a ciò che ascolteremo. Abbiamo avuto conversazioni produttive con attuali ed ex giocatori, con gruppi come Progressive Rugby. Abbiamo tutti in comune lo stesso amore per il gioco e vogliamo raccogliere tutti i consigli migliori per assicurarne il futuro. Per garantire la legittimità e la crescita del nostro gioco, non smetteremo mai di ascoltare.”

Di Francesco Gatta

Nato a Napoli nel 1993, da sempre sono un appassionato di sport. Dall'atletica, con le Olimpiadi, fino ai motori. Ho iniziato a scrivere articoli sportivi nel Luglio 2019 occupandomi di Rugby e F1. Tra le infinite passioni che ho (troppe per il tempo che ho a disposizione!) c'è anche quella per le scienze naturali che seguo sempre con interesse.

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