5 record e curiosità su uno degli eventi più attesi della stagione regolare, NBA Christmas Day

Generation Sport presenta NBA Tales, una rubrica sui protagonisti del basket d’oltreoceano. Puntata speciale a tema natalizio quella di oggi con i racconti su uno dei giorni più attesi della regular season. Quando nasce la tradizione del Christmas Day, i record che hanno fissato una pietra miliare, i grandi duelli e le curiosità che appassionano i fan. Un excursus sui campioni che l’hanno reso così famoso fino a diventare fiore all’occhiello per la Lega anche sul mercato economico. Non avremo i fantasmi del Natale presente, passato e futuro ma 5 storie da NBA Christmas Day che vi scalderanno.

La genesi del fenomeno NBA Christmas Day

Il 25 dicembre rappresenta per tutti il giorno di Natale dove le famiglie si riuniscono per pranzare insieme in un clima festivo. Tra una portata e l’altra però insieme ai parenti che discutono di attualità, gli amanti dello sport e in particolare del basket trovano il loro sfogo. Ad iniziare dalle 18 (ore italiane), l’NBA trasmette cinque partite della regular season, una di seguito all’altra e dal grande interesse.

Negli ultimi anni si sono viste tante grandi gare nel giorno di Natale, fra cui il remake delle Finals 2016 fra Cleveland e Golden State oppure le grandi rivalità come Los Angeles Lakers contro Boston Celtics. La Lega organizza un piatto ricchissimo e interessante per gli appassionati tanto che il Christmas Day viene segnato in rosso sin dall’uscita dei calendari ufficiali della stagione. Oggi è chiaramente una grossa vetrina sul mondo per la NBA ma da dove nasce questa tradizione a stelle e strisce?

Articolo del 1947 sul primo Christmas Day

Il primo NBA Christmas Day risale all’anno 1947, secondo anno di vita della lega per come la conosciamo oggi. A quel tempo la National Basket League era la più giovane e meno nota delle massime leghe sportive americane e aveva quindi bisogno di trovare degli espedienti per aumentare la propria popolarità verso il grande pubblico. Il presidente dell’epoca Maurice Podoloff doveva trovare uno spazio per pubblicizzare il suo prodotto senza avere le concorrenze di MLB o NFL e c’era un solo giorno dove lo sport americano si fermava: il Natale.

Il luogo prescelto è ovviamente il Madison Square Garden di New York e in campo gli amatissimi New York Knickerbockers, o Knicks se vi è più familiare. L’NBA organizzò così per il 25 dicembre 1947 la sfida fra i Knicks e i Providence Streamrollers, una delle 11 squadre fondatrici della lega, che si concluse sul 89-75 per i padroni di casa. L’esperimento riuscì in modo strepitoso ed è forse uno dei tanti motivi della notorietà planetaria della NBA ai giorni nostri. Da quel momento il Christmas Day è una tradizione della Lega e ben presto ha visto allargare a cinque le gare giocate nel giorno di Natale.

Be the King: i 60 punti da record per Bernard

Bernard King

Da quel 1947, i giocatori che si sono guadagnati il palco del Christmas Day hanno iniziato a darsi battaglia per restare nella storia. In particolare, gli scorer hanno cercato di piazzare sempre più in alto l’asticella per fissare un record storico. Per chi conosce l’NBA e la sua storia si aspetta che il record di punti del giorno di Natale spetti a Wilt Chamberlain oppure a Kareem Abdul-Jabbar o a LeBron James restando ai giorni nostri ma non è così.

Il Re del Christmas Day (e non poteva che essere così) è Bernard King, ala piccola che ha militato nel massimo campionato fra la fine degli anni 70 e gli anni 80. Il nativo di Brooklyn ha militato per 14 stagioni nella lega con le canotte dei New Jersey Nets da cui è stato draftato nel 1977, gli Utah Jazz, i Golden State Warriors, i Washington Bullets e soprattutto i New York Knicks. King è stato un grandissimo realizzatore, Hall of Famer dal 2013 ma altrettanto sfortunato per una carriera che poteva regalargli molto di più. Tuttavia questo record, ancora imbattuto da 38 anni, lo consegna alla leggenda dello sport professionistico degli States.

Bernard King segnò 60 punti il 25 dicembre 1984 ma il contorno rese tutto ancora più magico. Il palcoscenico è ancora una volta il Madison Square Garden, come nel 1947, l’ala piccola veste la maglia dei New York Knicks e gli avversari sono proprio quei New Jersey Nets che hanno portato King in NBA. Bernard fece una prestazione for the ages con 40 punti dopo due quarti senza triple segnate, aggiungendone altri 20 nella ripresa. Nonostante i 60 punti di King, i Knicks perderanno quella gara 120-114 ma entreranno comunque nella storia. Per l’ala di Brooklyn quella magica giornata di Natale invece sarà indimenticabile: career-high personale e record all-time di punti nel Christmas Day nella cornice più iconica dello sport americano.

Other fundamentals: Wilt, Guy, Tiny, DeAndre & Kyrie

Wilt Chamberlain in maglia Philadelphia Warriors

Nel basket non esistono però soltanto i punti e le statistiche che vengono catturate nel giorno di Natale pesano tantissimo. La prestazione forse più eccezionale nel Christmas Day porta la firma dell’uomo dei record, Wilt Chamberlain. The Big Dipper piazzò 59 punti, record fino all’avvento di King, e ben 36 rimbalzi con i suoi Philadelphia Warriors contro i New York Knicks il 25 dicembre 1961. Anche in questo caso la grandissima prestazione personale di Chamberlain non fu viatico di vittoria, i newyorkesi infatti si imposero 136-135 dopo addirittura 2 overtime. Wilt migliorò in quel caso un suo stesso record per quanto riguarda i rimbalzi, 34 messi due anni prima contro i Syracuse Nationals.

Rimanendo in tema Big Man, il record di stoppate del Christmas Day è alquanto recente ed appartiene a DeAndre Jordan. Il centro fece segnare ben 8 stoppate nel 2011 nel successo dei suoi Los Angeles Clippers contro i Golden State Warriors. DeAndre infranse in quell’occasione un record che resisteva da 31 anni che apparteneva a Elgin Hayes, il quale ne fece segnare solo 7. Tuttavia, c’è un asterisco bello grosso in questo caso, infatti le stoppate sono state contate nei tabellini ufficiali solo dalla stagione 1973-74. Esiste inoltre un articolo di Sport Illustrated del 1969 dove venivano contati ben 23 tiri bloccati da Wilt Chamberlain nel match di Natale fra i Los Angeles Lakers e i Phoenix Suns. La conta ufficiale volge dalla parte di DeAndre Jordan ma non stentiamo a credere che The Big Dipper possa aver segnato un altro record imbattibile.

Il record di assist del Christmas Day vede invece un ex aequo fra due grandi passatori degli anni 60/70. Il primo fu Guy Rodgers nel 1966 con 18 assist smistati nel match perso dai suoi Chicago Bulls contro i New York Knicks. Rodgers migliorò il primato di Oscar Robertson di qualche anno prima che si era fermato a 17. Il nome di Big O rimane comunque negli annali come miglior assistman del giorno di Natale con 145 in 12 gare. Nel Christmas Day 1972, un altro cestista riuscì a replicare i 18 assist di Rodgers e si trattò di Nate “Tiny” Archibald. The Skate, come veniva soprannominato, non riuscì a vincere anch’egli la gara fra i suoi Kansas City-Omaha Kings e i Milwaukee Bucks. Archibald coronò quella magica stagione con il titolo di miglior realizzatore e miglior assistman della NBA, primo di sempre a riuscirci.

Nate Archibald

Kyrie Irving piazzò invece il record di palle rubate in una delle gare più belle degli ultimi anni del Christmas Day. La saga fra i Golden State Warriors e i Cleveland Cavaliers è al suo massimo dopo le clamorose Finals 2016 che avevano coronato campioni i Cavs di LeBron in rimonta da 1-3 a 4-3. La NBA decide così di organizzare il rematch a Natale alla Quicken Loans Arena di Cleveland per infiammare i fan. I Warriors partono decisamente meglio e arrivano a +14 ad inizio del quarto periodo con la vendetta che sembra compiuta. Sale però in cattedra Irving con 14 punti negli ultimi 12 minuti e soprattutto un jumper pazzesco per la vittoria nel finale. Uncle Drew chiuderà quella gara straordinaria con 25 punti, 10 assist, 6 rimbalzi e soprattutto 7 palle rubate, più di chiunque altro nella storia del Christmas Day.

Il primo strano Natale di MJ

Michael Jordan

Il Christmas Day è una delle tante vetrine che la NBA ha creato per vendersi al mondo con la sua spettacolarità, i gesti tecnici e l’ardore delle sue gare. La grande attrattiva del giorno di Natale ha portato così la Lega a scegliere i match più attesi della stagione regolare e gli incroci fra le star più luminose. Questa mossa di marketing è diventata preponderante solo negli ultimi 20 anni ma ci sono stati debutti importanti anche per i giocatori degli anni 80/90. Anche il cestista più famoso di sempre, Michael Jordan, ha dato spettacolo il 25 dicembre con ben 6 partecipazioni in carriera, tutte rigorosamente in canotta Chicago Bulls.

La prima volta arriva alla terza stagione di MJ in NBA, anno domini 1986,  quando vola al Madison Square Garden ospite dei New York Knicks. Ancora una volta la Grande Mela è cornice di una parte della storia del basket a stelle e strisce, aumentando l’attenzione su quello che sarebbe successo sul parquet. Jordan si sfidava con Patrick Ewing, sophomore dei Knicks ma già stella luminosa della lega, e lo scontro sotto il vischio bruciava l’animo dei fan soprattutto dal lato newyorkese. Infatti, l’anno precedente i Knicks erano stati eliminati proprio dai Bulls nelle semifinali di Conference con un Jordan brillante.

La gara parte con una New York ferocissima che sorprende Chicago e allunga sulla doppia cifra di vantaggio alla fine del primo quarto. I Bulls provano a reagire nei secondi 12 minuti ma i Knicks sono troppo in palla e il divario si assottiglia di soli due punti all’intervallo lungo. New York si sente pronta a prendersi la sua rivincita ma Chicago ha dalla sua His Airness e con lui nulla è impossibile. Il terzo quarto è infatti un saggio di voglia, classe e mentalità che la Windy City mette in pratica guidata dal suo fuoriclasse. Il 26-16 mostra tutta la forza difensiva dei Bulls e il cinismo nella parte offensiva dell’azione.

Mancano quindi 12 minuti, Chicago è avanti di 2 e l’inerzia sembra tutta verso Jordan e compagni ma c’è un però. La voglia di riscatto di New York è grandissima e non possono mollare proprio ora con la partita in bilico. Il match, infatti, si mantiene sull’equilibrio ma il vantaggio di Chicago per 85-84 con quattro secondi rimanenti, sembra sancire la prima vittoria natalizia per MJ. La guardia dei Knicks Trent Tucker prova un lungo jumper che rimbalza solo sul ferro ma Ewing raccoglie il pallone e tira in un istante. La palla rimbalza sul secondo ferro e si insacca per il canestro della vittoria newyorkese con la panchina che scoppia di gioia.

Buzzer beater di Ewing, rivincita compiuta ed esordio amaro per Jordan a Natale. Amaro ovviamente dal punto di vista collettivo (come capiterà spesso in quegli anni pre-Phil Jackson) perché MJ chiuderà la gara con 30 punti, 5 assist e 6 palle rubate. Una prestazione importante da assoluto leader che non bastò per portare la vittoria a Chicago. His Airness si prenderà poi la sua personale rivincita nel giorno di Natale contro i Knicks e Ewing 6 anni dopo. MJ ne farà 42 in faccia al centro, pareggiando il record di franchigia per punti a Natale, tutto in un Chicago Stadium gremito e pronto ad esplodere. Un classico “and I took that personally” di Jordan che aspettava solo il momento e il giorno giusto. Perché a Natale siamo tutti più buoni ma non His Airness sul campo da basket.

Shaqtin’ A Christmas, la rivincita di Orlando

Shaquille O’Neal e Hakeem Olajuwon

L’ultima storia natalizia che vogliamo raccontarvi è quello del primo rematch delle Finals dell’anno prima organizzato dalla NBA. Cleveland-Golden State è stata una vera serie al Christmas Day negli ultimi 10 anni; tuttavia, pochi sanno che la prima volta di un rematch accadde nel 1995. Ma torniamo un po’ indietro, la stagione 1994/95 è quella del ritorno in corsa di Jordan ai Bulls dopo il primo ritiro, alle Finals arrivano i campioni in carica dei Houston Rockets e la sorpresa Orlando Magic.

I texani distruggono la franchigia della Florida per 4-0, Hakeem Olajuwon domina il novellino Shaquille O’Neal, Houston fa il bis e arriva il famoso “Never underestimate the heart of a champions” detto dal coach dei Rockets Tomjanovich. La NBA allora nel momento di stilare i calendari della regular season 95/96 non ha dubbi e organizza un rematch nel giorno di Natale fra Rockets e Magic. Orlando cerchia con il rosso la data e vuole vendicare lo sweep pesante subito qualche mese prima e mostrare tutta la sua forza.

In Florida va quindi in scena il match tanto atteso con i fan dei padroni di casa caldissimi e pronti alla rivincita. Il primo quarto è di altissimo livello ma il distacco è minimo con Orlando che va a riposo avanti di uno. I secondi 12 minuti sono invece un vero e proprio saggio difensivo e offensivo dei Magic con uno Shaq in versione Superman. All’intervallo di metà partita, Orlando ha 13 punti in più di Houston e la vendetta sembra sempre più alla portata. Tuttavia, come diceva Tom, mai sottovalutare il cuore dei campioni e Houston esce inferocita nella ripresa.

I Rockets chiudono il terzo quarto 36-19 e ribaltano di fatto tutti i pronostici ma non è ancora finita. I Magic avevano aspettato per oltre 7 mesi questo momento e non potevano deludere così tutte le persone accorse nell’arena. Un imprendibile Penny Hardaway e O’Neal guidano la squadra alla rimonta ma il finale è al cardiopalma. Houston sbaglia a 15 secondi dalla fine il canestro del vantaggio e Orlando ha l’ultima chance sul 90 pari, Penny gestisce benissimo la palla e con un jumper piazza il colpo della vittoria.

Un canestro che mette fine ad una cicatrice che affliggeva tutto il gruppo dei Magic dalle Finals. Penny Hardaway giocò una partita straordinaria da 22 punti, 10 assist e 7 rimbalzi ma soprattutto una voglia di leadership e di incidere oltre il comune. Straordinario fu anche lo scontro fra Big Man: Hakeem Olajuwon e Shaquille O’Neal diedero vita ad una battaglia epica sotto canestro. Il centro di Houston piazzò 30 punti, 12 rimbalzi e 6 assist da tuttofare, Shaq rispose con 22 punti e ben 18 rimbalzi di cui 8 offensivi. Un duello straordinario rimasto nell’immaginario di tanti appassionati grazie alla fantastica cornice del Christmas Day. Noi ora non vediamo l’ora che arrivi domani per poter godere di altre grandissime partite, magari qualche super prestazione personale e qualche record infranto per poter aggiornare l’albo d’oro sotto l’albero.

Di Giuseppe Capizzi

Sono un 30enne napoletano con la passione per lo sport. Seguo tutte le principali competizioni sportive ma in particolare sono malato di calcio e NBA. Amo viaggiare e credo che l'esperienza formativa più grande sia stata visitare New York.

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