Il parallelo tra la carriera di Kyle Lowry in quel di Toronto e una possibile storia d’amore nella vita di oggi

Solitamente una storia d’amore tra due persone attraversa diverse fasi. Prima c’è la conoscenza e la frequentazione poi scatta l’innamoramento. Si passa fra fasi più o meno turbolente con il coinvolgimento di amici e probabili crisi. Nelle storie più forti si può raggiungere il sigillo finale con il matrimonio. La carriera di Kyle Lowry in maglia Toronto Raptors rispecchia molto questa linea.

Lowry si unirà a Toronto solo nel 2012 mentre fa il suo ingresso in NBA nel draft 2006. Viene scelto alla ventiquattresima dai Memphis Grizzlies dopo alcune buone annate da guardia al college a Villanova. Nel Tennessee Kyle rimane per due stagioni e mezzo soffrendo tanto la concorrenza dell’amico Mike Conley, scelto l’anno successivo.

Nel febbraio 2009 Lowry approda a Houston voglioso di dimostrare il suo valore. Gioca subito i suoi primi playoff ma soprattutto cresce come giocatore grazie alla fiducia dell’allenatore Rick Adelman. Kyle si dimostra una delle migliori point guard in circolazione grazie alle sue qualità offensive e soprattutto difensive. Il numero 7 è un mastino a rimbalzo nonostante l’altezza non elevata.

Tuttavia nel 2011 c’è un cambio in panchina Rockets e i rapporti con il nuovo head coach McHale non sono dei migliori. Durante la sua assenza in stagione per un’infezione batterica, si mette in mostra la guardia di riserva Goran Dragic. Il quadro perfetto per uno scambio di Kyle Lowry in un’altra franchigia.

“La più grande forza di Kyle è il bulldog che è in lui, e quando quel bulldog viene incanalato nella giusta direzione, è difficile da gestire sul pavimento. E quando non lo è, è difficile da gestire ovunque.”

Kelvin Sampson su Lowry

L’11 luglio 2012 Lowry viene scambiato ai Toronto Raptors in cambio di Gary Forbes e una futura scelta. Arriva la conoscenza tra Kyle e Toronto. I Raptors avevano voglia di costruire una squadra vincente sfruttando la stella DeMar DeRozan e Lowry poteva essere la guardia capace di aiutarlo. Tuttavia il pensiero di The Bulldog, chiamato così per il suo gioco molto fisico, è quello della tappa di passaggio in Canada prima di una grande opportunità altrove. 

Invece la vita sorprende Kyle e dopo un anno di conoscenza scatta l’innamoramento con la città canadese. L’arrivo di Masai Ujiri come GM che lo sprona a migliorarsi e soprattutto il lavoro mentale fatto con Chauncey Billups gli fanno cambiare atteggiamento. Kyle si presenta in super forma per la nuova stagione e sembra aver sviluppato le sue doti da leader. Lowry coltiva inoltre un forte legame con DeRozan sia fuori che dentro al campo.

“Gli ho detto: ‘Se sprechi questa opportunità, questa è l’ ultima per te'”

Chauncey Billups su Lowry

Kyle e DeMar decidono di prendere per mano la squadra e portarla più in alto possibile. Il motivo scatenante è la partenza della terza stella della squadra Rudy Gay. I due inoltre vengono messi spalle a muro dalla dirigenza: o arrivano ai playoff o qualcuno verrà scambiato. E Kyle in quel periodo va vicinissimo alla trade ai Knicks, scampata per una scelta al Draft. Si tratta delle prime crisi tra Kyle e Toronto.

“E ho incontrato DeMar, che è diventato uno dei miei migliori amici e un All-Star, e abbiamo iniziato a costruire qualcosa. Avevamo entrambi fiducia”

Kyle a The Players’ Tribune

L’era post-Gay vede affermarsi la leadership di Lowry e il talento di DeRozan. Risultato: Toronto approda ai playoff. Il processo però è ancora lungo e i Raptors vengono eliminati dai Nets al primo turno. Kyle è protagonista in negativo della decisiva gara 7 con il tiro allo scadere stoppatogli in faccia da Paul Pierce. 

La stagione di Lowry è stata la migliore in carriera e in periodo di free agency sono tante le franchigie che lo corteggiano. L’amore per Toronto però è già grande e Kyle firma un nuovo contratto quadriennale. Il rapporto si esprime tutto nella regular season 14/15: Lowry che supera record su record di franchigia e Toronto che piazza la miglior stagione di sempre. In tutto questo The Bulldog diventa il terzo giocatore dei Raptors ad essere eletto starter all’All-Star Game.

Ancora una volta però ai playoff la squadra si sgretola e subisce un pesante sweep per mano dei Washington Wizards. Toronto si dimostra una vera e propria altalena di emozioni. Si passa dall’euforia della stagione alla depressione dei playoff. E Kyle e DeMar vengono presi di mira come responsabili principali di una franchigia eterna perdente.

L’amicizia tra DeRozan e Lowry

KLow prende sul personale le critiche e decide di allenarsi come mai aveva fatto. Si presenta all’inizio della stagione in forma come mai prima d’ora. Dice lui stesso di essere pronto ad affrontare 82 gare e delle lunghe serie di playoff. Toronto gioca una grande stagione e si piazza seconda ad Est, migliorando l’anno precedente. Kyle è il leader indiscusso della squadra e vuole portare la sua amata Hogtown il più lontano possibile.

Una borsite al gomito poco prima dei playoff sembra un cattivo presagio per Lowry ma il ragazzo non si arrende e vuole esserci. Le sue cattive prestazioni al tiro non influiscono il percorso di Toronto al primo turno che supera Indiana in sette gare. Si tratta della seconda serie vinta nella storia della franchigia. Alle semifinali contro Miami, Kyle Lowry si lascia alle spalle i problemi e si prende la scena.

Piazza prima 33 punti in gara 3 mandando avanti i suoi nella serie. Poi gioca splendidamente gare 6 e 7 (36 e 35 punti) decidendo di fatto il passaggio del turno per Toronto. È la prima volta che una franchigia canadese si può giocare le Eastern Conference Finals. L’avversario sono i Cleveland Cavaliers di LeBron James e la sfida non è affatto facile. Il finale è quello preventivato: Cavs alle Finals, Toronto a casa. Kyle gioca molto bene, in particolare gara 4 e 6, ma il suo solo contributo non basta. 

La stagione 16/17 vede Kyle al suo ultimo anno di contratto con Toronto mentre DeMar ha appena rinnovato per 5 anni. The Bulldog vuole raggiungere il titolo assieme al suo amico in quella città di cui si è innamorato. Tuttavia gli infortuni precludono ancora una volta quel sogno che porta dentro di sé. Arriva la free agency e sembra arrivare la rottura tra Kyle e Toronto: Lowry rifiuta la player option e si rende unrestricted.

L’estate 2017 diventa quindi bollente con continue voci di squadre che vogliono accaparrarsi la guardia. L’amore (e i soldi) fa ancora una volta la differenza e il 7 luglio Kyle firma un triennale da 100 milioni per i Raptors. Ancora una volta lui e DeMar potranno provare a vincere quel maledetto titolo. La stagione regolare fila bene come al solito e Toronto sembra sempre pronta al grande passo.

Dopo aver battuto per 4-2 Washington al primo turno, si ripresentano per il terzo anno i Cavaliers. Ancora una volta senza appello, Cleveland sweepa Toronto. LBJ diventa un vero e proprio incubo per Kyle, l’uomo che infrange ogni anno i suoi sogni. Ujiri, stanco di perdere, prova allora la mossa che potrebbe cambiare il corso della storia: prendere Kawhi Leonard.

Il 18 luglio infatti arriva la mazzata più grande per Kyle, il suo amico DeMar è stato scambiato e non sarà più al suo fianco. Sembra essere il punto di rottura fra Lowry e la dirigenza dei Raptors. Gli cade letteralmente il mondo addosso, perde l’unico di cui si fida realmente. Scambiare il suo amico che aveva dato tutto per la causa è il peggiore affronto che potessero fargli e lui inizialmente non accetta il suo sostituto. 

“Se mi sono sentito tradito dalla cessione di DeMar [DeRozan]? Mi sono sentito tradito perché lui si è sentito tradito. Non sai cosa dire, come reagire. Mi ha chiamato sul cellulare in mezzo alla notte, DeMar era il mio miglior amico, eravamo molto vicini anche emotivamente. Per cui sì, in un certo senso la notizia mi ha colpito in maniera personale. La gente spesso non capisce: Toronto per noi e per le nostre famiglie vuol dire qualcosa di importante dal punto di vista tanto emotivo quanto professionale – e poi scopri in un attimo che ti hanno scambiato.”

Kyle sulla trade di DeRozan

Il mite Leonard però arriva a Toronto con le stigmate del campione, di colui che già vinto e che vuole farlo in una franchigia diversa da San Antonio. Kawhi però parla con Kyle e gli fa capire che se vuole rendere omaggio al suo amico deve farlo vincendo anche per lui. Kawhi Leonard diventa un vero e proprio esperto per ricucire il rapporto lesionato fra Lowry e Ujiri. Kyle all’orlo dei 32 anni capisce i sacrifici fatti dalla società e cala la sua miglior versione di uomo squadra.

Inoltre quello spauracchio che aveva bloccato la corsa dei Raptors negli ultimi anni non c’è più, è volato ad LA. Questo da maggior fiducia ad una squadra che si impreziosisce di altri uomini chiave come Danny Green e Marc Gasol e inoltre vede crescere Pascal Siakam e Fred Van Vleet. La stagione regolare sembra raccontare proprio una favola.

I playoff iniziano con un vero proprio incubo: Orlando vince gara 1 in Canada e sembra spezzare tutte le previsioni fatte. Tuttavia la forza della squadra e la leadership silenziosa di Leonard fanno passare il turno agilmente dopo 5 gare. Alle semifinali si presenta forse l’avversario più duro: i Philadelphia 76ers. La serie è altamente combattuta e ci si ritrova in una serratissima gara 7.

Qui avviene il miracolo firmato KL2. L’ex Spurs tira allo scadere da posizione impossibile e dopo 4 rimbalzi sul ferro la palla tocca la retina per il successo canadese. È il vero punto di svolta per la franchigia: la fortuna questa volta non ha girato le spalle. Si ripresentano le Conference Finals e l’avversario è Milwaukee guidata da un certo greco di nome Antetokoumpo.

Toronto soffre la prepotenza tecnica e fisica dell’MVP nelle prime due gare ma l’intelligenza difensiva di coach Nurse cambia la serie. Kyle si mostra soprattutto nella decisiva gara 6 con 17 punti. Lowry non è più il leader tecnico della squadra ma diventa l’uomo trascinatore del gruppo con le sue parole all’ interno dello spogliatoio.

Arriva il momento di giocarsi le prime NBA Finals della sua carriera. Gli sfidanti sono i pluricampioni dei Golden State Warriors alla ricerca del Three-peat. La stampa dà per spacciata la banda guidata da Lowry ma la voglia di vincere e il fato fanno la differenza. Kevin Durant è fuori per infortunio, Klay Thompson e Steph Curry hanno problemi fisici e i Raptors azzannano così la preda.

“Non mi sembra ancora vero, ma so quanto ho lavorato duro nella mia carriera e la felicità di poter dire di essere un campione NBA ora mi ripaga di tutto. Riuscire a vincere un titolo è qualcosa di pazzesco, perché tanti campioni non ce l’hanno mai fatta, per cui non voglio darlo assolutamente per scontato. Non è stato facile nel corso di tutta la mia carriera ma mai, mai una volta ho pensato di mollare: amo questo gioco, amo questo lavoro, amo la mia vita”

Lowry dopo la vittoria del titolo NBA

Leonard è chirurgico, VanVleet e Siakam esprimono il meglio delle loro carriere, Gasol e Ibaka sono fondamentali per l’apporto sotto canestro e Kyle è l’uomo che fa girare la giostra. Dopo 6 gare meno sofferte del previsto, Toronto si laurea per la prima volta campione NBA. Si è finalmente avverato quel magnifico sogno. Un po’ di amaro in bocca rimane per l’assenza in quel momento di DeMar ma Kyle di certo non dimentica l’amico quando deve parlare dei meriti. 

La carriera di Kyle Lowry è quindi simile ad un matrimonio che continua ancora oggi in maglia Raptors. La guardia rimarrà sempre fedele alla città anche se in futuro dovesse dire addio alla franchigia. La conquista dell’anello da capitano lo suggella nella storia di Toronto ancora di più rispetto a quanto non avesse già fatto. Perchè se l’anello è stato il sigillo, l’amore tra Kyle e Toronto era sbocciato già prima. Ora e per sempre, finchè morte non li separi.

Di Giuseppe Capizzi

Sono un 30enne napoletano con la passione per lo sport. Seguo tutte le principali competizioni sportive ma in particolare sono malato di calcio e NBA. Amo viaggiare e credo che l'esperienza formativa più grande sia stata visitare New York.

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