La tragica storia di Len Bias, il miglior giocatore NBA che non ha mai giocato in NBA

Lo sport ha spesso regalato storie dove una dipendenza ha minato una carriera. Len Bias è uno di quelli che per una dose ci ha perso la vita. Bias doveva essere l’anti Micheal Jordan, il nuovo capostipite della dinastia Celtics. Bias doveva essere e non sarà mai il miglior giocatore ad aver calpestato un parquet NBA.


“Era superman con la maglia da basket. Era un giocatore straordinario. Ho sempre creduto che avesse lo status da Hall of Famer. Sarebbe stato un All-Star perenne, se avesse giocato in NBA, e sarebbe stato un rivale di Jordan”

Jay Bilas di ESPN

Leonard “Len” Bias nasce a Landover nel Maryland nel 1963 da James Bias Jr. e Lonise Bias. Il ragazzo fa parte di una famiglia numerosa e cresce nei sobborghi con il soprannome di “Frosty”. Il nomignolo gli viene affibbiato da un pastore, per via del suo atteggiamento fisico rilassato. Len cresce come un ragazzo alto e magrolino e così ne fa il suo ingresso nella Northwestern High School.

“Frosty” mostra subito buone capacità nel basket: un buon tiro e un’ottima abilità nel saltare, caratteristiche fondamentali per un’ala. Porta la sua scuola fino alle finali dello stato e inizia a crearsi un buon nome per l’accesso al college. Syracuse, Georgetown e Indiana lo cercano insistentemente, ma Len vuole restare nella sua “zona di comfort” e sceglie l’Università del Maryland. Ago della bilancia è la sua voglia di essere allenato dal coach dei Terps Lefty Driesell.

Len Bias in canotta Maryland

Driesell vede in lui un enorme potenziale, nonostante il ragazzo sia ancora grezzo e indisciplinato. L’anno da freshman infatti non lo vede come protagonista, Len spesso fa il suo ingresso dalla panchina solo per pochi minuti. Il ragazzo usa la prima stagione e il primo torneo di NCAA per studiare il livello degli avversari e capire dove migliorarsi.

Len lavora duro per tutta l’estate, sul tiro, sulla finalizzazione, su come diventare finalmente un pilastro di quella squadra. Driesell se ne accorge e decide di inserirlo fra i titolari. Il sophomore fa notare subito il suo cambio di passo: passa da 7 punti di media nel suo primo anno ai 15 del secondo. Porta Maryland fino all’Elite 8 dove soccomberanno solo ad Illinois, testa di serie numero 2. Il nome di Len Bias inizia a sentirsi negli ambienti del basket professionistico.

Il terzo anno nei Terps, il cosiddetto junior year, vede Bias diventare la star assoluta della squadra. Motivo? Ben Coleman, il Big Man, fa il passo nei professionisti (lo ricorderanno i tifosi di Trieste e Roma). Len gode adesso di maggiore libertà e si prende definitivamente la scena. Chi vede giocare il numero 34 lo descrive “forte come un toro, veloce come un ghepardo e può saltare oltre la palestra”.

Non solo magia fine a se stessa ma numeri personali che crescono esponenzialmente e ne giova anche il resto della squadra. Le grandi performance personali permettono a Len Bias di essere eletto ACC’s Player of The Year. Il percorso dei Terps si ferma ancora all’Elite 8, questa volta i giustizieri sono i ragazzi di Vilanova. Nel match Bias non gioca bene e sente su di sé tutte le responsabilità. La miglior stagione della sua carriera che si concludeva nel peggiore dei modi a causa sua.

La voglia di Len di spaccare il mondo è superiore a qualsiasi altra cosa e il ragazzo nel suo ultimo anno decide di elevarsi a leggenda. Gioca una stagione straordinaria con 23 punti e 7 rimbalzi di media e si dimostra come uno dei migliori giocatori in circolazione. Vince per il secondo anno il premio di giocatore dell’anno ACC. In più ci piazza l’ACC Athlete of The Year e soprattutto  l’inserimento in modo unanime nel primo quintetto All-American

“Bias era uno dei migliori giovani che abbia mai allenato. Non era bravo, era eccellente”

Charles Driesell

Len è ormai una leggenda nel panorama collegiale. È il best scorer nella storia dell’Università del Maryland e iniziano a sentirsi alcune voci sul futuro in NBA. Molti lo paragonano a Micheal Jordan e mettono su di lui parecchie aspettative. Lo eleggono a next superstar, il dominatore della classifica dei punti NBA nei prossimi anni.

Red Auerbach, presidente dei Celtics, lo va spesso a vedere durante la stagione e lo elegge a prossimo tassello della dinastia Celtics. Dopo Russell, dopo Havlicek, dopo Larry, Len Bias può essere il continuo del dominio verde sulla lega. Esiste solo un piccolo problema: Boston è campione NBA e non avrà mai a disposizione una scelta alta. Auerbach ci aveva però visto lungo, due anni prima aveva ceduto Gerald Henderson e soldi per la seconda scelta dei Seattle Supersonics. Tutto perfettamente apparecchiato.

Arriva la sera del 17 giugno 1986 e al Madison Square Garden di New York è in programma il Draft NBA. David Stern esce una prima volta sul palco e annuncia la scelta di Brad Daugherty da parte dei Cleveland Cavaliers. Come mai Bias non era la prima scelta assoluta? Beh, siamo in un’era dove si costruivano le franchigie dal “Big Man”, dai centri alti e forti. Il commissioner dopo poco esce una seconda volta e scandisce le seguenti parole: “with the second pick… the Boston Celtics select… Len Bias from University of Maryland”.

È ufficiale: Len Bias è un nuovo giocatore dei Boston Celtics. Il duro lavoro e l’impegno che il nativo del Maryland aveva messo negli anni si era trasformato nel più dolce sogno: far parte della franchigia più forte di sempre. Reebok lo cerca per farne l’uomo copertina per il suo ingresso nel mercato di scarpe dell’NBA. Esattamente come era successo ad MJ con Nike qualche anno prima.

Dopo una due giorni tanto euforica ma altrettanto stressante, era arrivato il momento di andare a festeggiare. Len allora guida fino al suo vecchio campus scolastico per partecipare ad un party in suo onore. Arriva alle 23, firma autografi e fa interviste, e intorno alle 3 arriva alla festa. Insieme a lui ci sono l’amico di infanzia Brian Tribble e alcuni suoi compagni di squadra ai Terps come Terry Long e David Gregg.

Qui arriva l’errore fatale della vita di Len: assumere cocaina. Era in uso nelle feste nei campus, soprattutto negli anni 80, sniffare la polvere bianca per “divertirsi”. In particolare quel Draft del ’86 sarà falcidiato dalla coca. Chris Washburn, William Bedford e Roy Tarpley (rispettivamente scelte numero 3,6 e 7) andranno in contro a problemi di droga che mineranno le loro carriere. Lo stesso Jordan, in “The Last Dance”, dichiara come fosse uso comune assumere droghe per i suoi compagni dei Bulls del 1984. Bias però, su quella striscia di coca, ci lascia molto più di una carriera, ci lascia la vita. 

“Ho sentito storie di persone che lo frequentavano molto più di me, ma personalmente non avevo mai visto Lenny fare uso di droghe. Lenny non beveva nemmeno nei club.”

Derrick Curry, amico di Len

Alle 6.32 del 19 giugno Len si accascia esanime mentre sta parlando con il suo amico Tribble. Viene chiamato il 911, con non poche difficoltà visto lo stato dei presenti, e l’ambulanza arriva alle 6.40. Gli infermieri capiscono subito la gravità della situazione e portano il ragazzo al Leland Memorial Hospital di Riverdale. Qui vengono provate tutte le terapie e gli interventi possibili ma non c’è nulla da fare. Alle 8:55 Len Bias viene dichiarato morto per un aritmia cardiaca dovuta dall’assunzione di cocaina. 

Quattro giorni dopo al suo funerale si presentano 11 mila persone intente ad omaggiarlo. Anche Auerbach partecipa alla cerimonia nel campus del Maryland e addirittura interviene, raccontando come i Celtics seguissero Len già da tre anni. Boston onorerà la figura di Bias qualche giorno dopo consegnando la maglia con il numero 30, quello scelto dal ragazzo, alla madre Lonise

“È la cosa più crudele che abbia mai sentito”

Larry Bird sulla morte di Bias

Sul lato giuridico, vengono accusati i tre compagni di Len presenti con lui in quel momento. In particolare Brian Tribble finisce in carcere con l’accusa di possesso e spaccio di stupefacenti. L’amico aveva procurato lui a Len la dose fatale per il decesso. Il caso raggiunge una portata mediatica enorme e sconvolge tanto gli Stati Uniti. Sull’onda emotiva, alcuni mesi dopo il presidente USA Ronald Reagan firmerà una legge anti droga, la cosiddetta “Len Bias Law”.

Si spegne così, nel peggiore dei modi, la vita di un ragazzo di 23 anni. Si chiude ancora prima di cominciare la carriera dell’anti-Micheal Jordan e next big star dei Boston Celtics. Len Bias diventa forse il più grande What If del basket targato USA. Lo sport ha perso di certo una rivalità, ha visto probabilmente cambiare il destino di franchigie, ha soprattutto visto terminare il dominio di Boston. Tuttavia ne ha guadagnato l’intero paese degli Stati Uniti con una legge severa per chi uccide cercando di arricchirsi. Len Bias non sarà mai il miglior giocatore NBA di sempre ma è stato sicuramente un punto di partenza per la giustizia. Len Bias, per chi lo ha vissuto, better than Micheal.

Di Giuseppe Capizzi

Sono un 30enne napoletano con la passione per lo sport. Seguo tutte le principali competizioni sportive ma in particolare sono malato di calcio e NBA. Amo viaggiare e credo che l'esperienza formativa più grande sia stata visitare New York.

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