Ritratto della coppia di fratelli Van Gundy, duo iconico dell’NBA dentro e fuori dal campo

Quando nel panorama NBA si sente dire il cognome Van Gundy, si pensa subito a due personaggi che hanno segnato un’epoca nel coaching. Jeff, il fratello minore, è stato il primo a venire alla ribalta grazie a quei Knicks tra fine anni 90 e primi 2000. Stan invece è il maggiore dei due e lega il suo nome alla Florida: prima con gli Heat di D-Wade poi soprattutto con gli Orlando Magic di Dwight Howard.

Crescere in una famiglia dove il padre Bill ha fatto per 30 anni l’allenatore a livello universitario deve aver sicuramente plasmato i due fratelli nella loro carriera. Bill non ha voluto mai inculcare in loro il dovere di diventare coach. Tuttavia i due Van Gundy seguivano il papà nelle trasferte della squadra e proprio in quegli istanti probabilmente iniziarono a percepire la voglia di diventare allenatori

“La bellezza di crescere in una famiglia di allenatori, in particolare quella che non è ai massimi livelli, è che si arriva in palestra – ed è lì che si cresce”

Jeff Van Gundy

Certo, le qualità cestistiche non eccelse dei due hanno facilitato la decisione ma lo spirito del gestire lo spogliatoio era intrinseco. Stan inizia la sua carriera da assistente nell’Università del Vermont mentre il primo ruolo di head coach lo pratica a Castleton in Division III. Jeff invece parte dalle high-school e precisamente dalla McQuaid Jesuit a Rochdale.

Qui cambia la vita dei due Van Gundy. Rick Pitino, coach di Providence, andato a seguire un giocatore della McQuaid (tale Greg Woodard), si ritrova a chiedere a Jeff di fargli da assistente. Pitino nel 1987 diventerà l’allenatore dei New York Knicks e due anni dopo cercherà il più piccolo Van Gundy per fargli da assistente in NBA. Nel frattempo Jeff aveva continuato dapprima a Providence salvo poi passare l’anno successivo ai Rutgers.

Pitino dopo pochi mesi lascerà però i Knicks mentre Jeff rimarrà per 6 anni e mezzo a New York da assistente. Qui entra a contatto con tanti allenatori ma soprattutto uno si innamora di lui: Pat Riley. L’allora 5 volte campione NBA divorzia nel 1995 dai Knicks per volare a Miami. Riley vuole portare con sé Van Gundy ma il GM Checketts blocca Jeff a New York. Questo episodio diventa il crocevia della carriera NBA del fratello Stan

“Non credo che nessuno di noi abbia avuto pensieri o ambizioni di arrivare nella NBA. Inizialmente, la mia ambizione era arrivare a un punto in cui avrei potuto fare un ottimo lavoro universitario. Non c’è mai stato un piano. Sono stato davvero fortunato. Non sto cercando di essere eccessivamente umile, non sono io. Ma sono stato nel posto giusto al momento giusto con la persona giusta “

Stan Van Gundy

Jeff infatti consiglia a Riley di chiamare Stan per fargli da assistente. Il Van Gundy maggiore in quegli anni aveva fatto molte esperienze collegiali (UMass Lowell e Wisconsin) ed era pronto al grande salto. Stan quindi approda a Miami alla corte di uno degli allenatori più vincenti di sempre. Un sogno vero e proprio per i Van Gundys che anni dopo dichiareranno come per loro fosse impossibile pensare all’NBA.

I fratelli sono molto legati fra di loro e spesso parlano giornaliermente di basket. Tuttavia i due decidono di comune accordo di non parlarsi in un solo periodo dell’anno: quando Miami e New York si sfidano ai playoff. E in quegli anni le sfide si ripropongono più e più volte, alimentando una rivalità già insita tra le due franchigie. Sono momenti difficili per Jeff e Stan da fratelli ma il lavoro e la loro etica è superiore a qualsiasi emozione.

Jeff, dopo un anno sotto Don Nelson, viene nominato capo allenatore dei New York Knicks l’8 marzo 1996. In 5 anni di arancioblu, Jeff porta sempre la squadra ai playoff e nel 1999 addirittura approda alle NBA Finals. Tuttavia l’assenza della stella Patrick Ewing condiziona la serie che verrà persa per 1-4 contro i San Antonio Spurs.

“È molto più controllato, e lo dico come un complimento. Sono più impulsivo e mostro le mie emozioni più di quanto dovrei.”

Stan sulle differenze fra lui e il fratello

La figura di Jeff Van Gundy diventa però iconica soprattutto per due episodi. Knicks-Heat, playoff 1998, Alonzo Mourning, centro degli Heat, e Larry Johnson, ala grande dei Knicks, vengono alle mani. Jeff per sedare la rissa si attacca letteralmente alla gamba di Mourning ma il giocatore degli Heat, decisamente più grosso, lo trascina per il parquet. Il secondo episodio vede invece protagonisti Danny Ferry e Marcus Camby. Ferry aveva dato una gomitata a Camby durante un’azione. Il centro in un istante perde la testa e cerca di colpire Ferry. Il giocatore dei Knicks però lo manca e prende in pieno il suo allenatore che collassa a terra. A fine gara Jeff dichiarerà come ha imparato la lezione e che non si invischierà più nei discorsi tra i giocatori.

Il più piccolo dei Van Gundy lascia New York nel 2001 nonostante la squadra si esprimesse al meglio. Jeff dice di essere arrivato al capolinea della sua esperienza e di non essere più concentrato sul suo ruolo di allenatore. Stan nel frattempo è ancora assistente di Riley ma i tanti anni a studiare fanno emergere in lui la voglia di diventare head coach.

Arriva l’anno magico per i Van Gundy: il 2003. A Miami Pat Riley diventa presidente della franchigia e decide di promuovere Stan a capo allenatore. Si tratta della prima esperienza in NBA del più grande dei Van Gundy. Nello stesso periodo Jeff viene assunto dai Houston Rockets. L’11 novembre al Toyota Center di Houston i due fratelli Van Gundy si affrontano per la prima volta da allenatori in NBA.

I due si emozionano durante l’inno nazionale guardandosi e ricordando tutto il percorso fatto negli anni. Alla fine trionferà Jeff di 20 punti e complicherà l’inizio stagione di Stan, 0-7 in quel momento. Entrambi si qualificheranno per la post-season ma in questo caso farà più strada il maggiore. Jeff si dovrà arrendere ai Los Angeles Lakers mentre Stan eliminerà New Orleans, soccombendo in semifinale contro Indiana

“Ricordo ancora molto vividamente, la prima volta che ci siamo sfidati l’uno contro l’altro, è stato a Houston. Non per fare il sentimentale, ma ascolti l’inno nazionale, e stai guardando tuo fratello che è l’altro allenatore – due schleps di Division III in piedi in un’arena piena come allenatori NBA l’uno contro l’altro – amico, mi sono emozionato per quello. ”

Jeff sulla prima gara contro Stan

Al secondo anno hanno in mano entrambi un squadra che punta al titolo. Da una parte Stan ha in Wade e nel nuovo acquisto Shaquille O’Neal una coppia esplosiva. Jeff invece può contare sul cinese Yao Ming e su Tracy McGrady. La regular season va bene a tutti e due ma Jeff si infrange nuovamente al primo turno contro Dallas. Stan invece trascina gli Heat fino alle Eastern Finals dove solo i Bad Boys 2.0 riescono a bloccarli.

Stan e Jeff da allenatori

Il terzo anno con le rispettive franchigie non va nel migliore dei modi. Jeff accusa i tanti infortuni per le sue stelle e per la prima volta in carriera manca i playoff. Stan invece con il fiato sul collo di Riley, voglioso di allenare di nuovo, lascia a dicembre per motivi familiari. La stessa squadra al termine della stagione vincerà poi il titolo NBA. Una vera e propria beffa per Van Gundy.
Jeff guiderà i Rockets per un’altra stagione ma dopo una sconfitta ai playoff contro Utah verrà licenziato.

L’estate 2007 si dimostra importante per le carriere dei due Van Gundy. Stan viene assunto dagli Orlando Magic mentre Jeff inizia il suo percorso da voce tecnica di ESPN. Inizialmente Jeff accetta il lavoro in  part-time in attesa di un nuovo contratto da allenatore. Tuttavia in questo caso il Van Gundy minore riceve grande apprezzamento tra colleghi e telespettatori e decide di rimanere nel cast di ESPN. 

“È un campione per i fan. E per la lega, è un ottimo cane da guardia. Anche se criticherà la lega per certe cose che fanno o per certe regole che hanno o certe risposte che danno “

Mike Breen su Jeff

Jeff è apprezzato dal pubblico per il suo modo di parlare schietto e sincero. Parla in modo semplice dei concetti di basket, è preparato e si mostra empatico con il telespettatore. Tutte caratteristiche che al pubblico NBA piace e questo inizia a piacere anche a lui. Capisce la forza mediatica delle sue parole e ne fa buon uso per mandare dei messaggi alla lega. Prima propone sanzioni più dure per i floppers, coloro che simulano, e l’NBA qualche mese dopo inasprisce la regola. Critica infine il format delle Finals con due gare in un’arena e tre in un’altra. L’NBA poco dopo cambierà anche questa volta il format con due gare a testa in una singola arena per i primi quattro match.

Nel frattempo Stan costruisce la sua squadra in Florida. Il primo anno vede una gran regular season e l’approdo per la prima volta dopo 12 anni alle semifinali dei playoff. Qui Detroit farà fuori Orlando ma sarà solo una prova per la magica stagione 2008-09. Prima arriva il secondo miglior record di franchigia in stagione regolare poi una grande corsa ai playoff. Eliminata Philadelphia al primo turno e lottato fino a gara 7 contro Boston, alle Eastern Finals Stan si trova difronte i Cleveland Cavaliers delle 66 vittorie. Orlando gioca una serie strepitosa e fa fuori LeBron James in sei gare regalandosi le NBA Finals.

“Se difendi,vai a rimbalzo e limiti i turnover, ti metterai in una posizione in cui puoi vincere le partite”

Stan Van Gundy

Qui Stan però non può nulla e vede la propria squadra schiantarsi contro i Los Angeles Lakers di Kobe Bryant. Così come il fratello Jeff, anche Stan veniva sconfitto alle Finals. Nel frattempo Jeff è lì a commentare nonostante le polemiche per l’imparzialità che gli piombano addosso. Ma l’amore fraterno è più forte delle polemiche e Jeff commenta le Finals inneggiando e poi soffrendo per il fratello Stan. Jeff conosceva il dolore della sconfitta nell’atto conclusivo e non voleva vedere patire anche il fratello.

Stan rimane altri tre anni in quel di Orlando dove li porta nuovamente alle Conference Finals e ai playoff. Tuttavia il 21 maggio 2012 Stan Van Gundy viene esonerato dopo la sconfitta al primo turno contro gli Indiana Pacers. La ragione sembra essere nei cattivi rapporti con la stella della squadra Dwight Howard, stufo dell’allenatore.

Dopo due anni di stop, Stan viene ingaggiato dai Detroit Pistons nel maggio 2014 con il doppio ruolo di head coach e president of basket operations. Nei quattro anni di suo regno, i Pistons mancano i playoff per tre anni e nell’unica apparizione vengono sweeppati da Cleveland. Nel maggio 2018 Stan viene cacciato da entrambi i ruoli.

Il Van Gundy più grande allora decide di raggiungere il fratello nel ruolo di commentatore. Passa prima da ESPN, dove lavora Jeff, e infine approda nell’ultimo anno a Turner/CBS Sports. Jeff nel frattempo tornare ad allenare dopo circa 10 anni di stop: guida la nazionale USA all’AmeriCup 2017 e nella qualificazione al mondiale cinese del 2019.

La vita dei fratelli Van Gundy è stata quindi totalmente dedicata allo sport e al basket in particolare. L’iconico duo ha segnato quasi 30 anni del basket NBA e l’ha fatto in tutti i ruoli possibili. Da assistenti super richiesti a capi allenatori al limite del vincente, da parti di staff dirigenziali fino a commentatori televisivi. I Van Gundy hanno portato etica del lavoro e innovazione dalla Division III fino all’NBA, senza mai cambiare il modo in cui sono. Perché loro alla fine rimangono Jeff e Stan: amici, fratelli e coach.

Di Giuseppe Capizzi

Sono un 30enne napoletano con la passione per lo sport. Seguo tutte le principali competizioni sportive ma in particolare sono malato di calcio e NBA. Amo viaggiare e credo che l'esperienza formativa più grande sia stata visitare New York.

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