Analisi in merito alla guerra intestina tra l’Elite ed il Team AEW, l’epica ed ambiziosa storyline che può rialzare il prodotto della All Elite Wrestling

Un approfondimento a tema AEW a cura di Ernesto Bosio di WorldWrestling, autore della rubrica ‘The PrizeWriter’

Buongiorno Generazione dello Sport!

Sono stato invocato, e la chiamata è stata ricevuta ed accettata con orgoglio e dedizione.

Eccoci qui per un’edizione speciale del PrizeWriter, l’editoriale più heel del wrestling web, che per una volta trasloca dalle sue consuete pagine di WorldWrestling a quelle che state leggendo.

Il tema è scottante e coinvolgente. In costante evoluzione.

I risvolti sono molteplici.

Ci occupiamo della storyline che sta assorbendo la programmazione All Elite dell’ultimo periodo!

La civil war all’interno dei quadri dirigenziali.

Ricordiamo, o illuminiamo per chi non lo sapesse, che l’idea di unire le forze contro il colosso dell’entertainment WWE è nata in seno agli EVPs Kenny Omega, Cody Rhodes e gli Young Bucks, mentre Tony Khan, rampollo della sua famiglia, ha messo la grana.

Questo ha portato, ormai 5 anni fa, alla creazione della federazione che oggi si autoproclama, e non a torto, quella dove i migliori combattono.

In questi anni ovviamente sono successe molte cose.

Cody ha abbandonato la nave, per divenire, da figliol prodigo, attualmente il volto ella federazione contro la quale un tempo si era schierato.

Un esodo di wrestler di assoluto valore ha fatto il percorso inverso, riempiendo il roster attuale di nomi di spicco. Tanti, forse troppi.

E tutti questi nomi vengono lasciati a loro stessi. Non c’è una figura autoritaria che li guidi verso, per citare la concorrenza, il best for buisness.

Le faide interne, reali, off script e off camera pullulano. Lo spogliatoio è diviso in fazioni.

Non è l’unica da attenzionare, ma la grana CM Punk è sicuramente l’emblema di questo.

Il primo allontanamento, dopo la rissa con l’Elite originale (Kenny, Bucks e Hangman), il fallimentare tentativo di pacificazione, con uno show (Collision) creato ad hoc per relegarvi Punk, e poi il definitivo abbandono dopo le provocazioni di Perry, e l’ennesima scazzottata reale.

La federazione, scossa dai molti avvenimenti , non sembra avere trovato un quadro dirigenziale all’altezza con Khan in balia di tutto, e spesso inadeguato nelle sue risposte, reazioni scomposte ed immediate, in mano alla sua tastiera e alle sue sparate social.

La sensazione è quella che ci si trovi di fronte ad una realtà dilettantistica, non seria.

5 anni di soli grandi match non si vendono da soli, tutto pare gestito con approssimazione, dalle scelte di booking, tal volta schizofreniche, alle pezze che si cerca di mettere dopo un evento sfortunato, o un infortunio, che spesso coincidono con un errore di  valutazione.

Tutto ciò, complice la risalita nel gradimento generale del nemico -quello che la AEW ha sempre ritenuto tale, ed è nata per fronteggiare apertamente- ha portato al gran malcontento covato nei confronti di Khan e della fed.

I  numeri poi non arridono alla federazione d’Elite.

Arene mezze vuote, ascolti in diretta -per quello che vale nel 2024- molto deficitari…

Ma quando tutto sembrava perduto…

Ecco un barlume di speranza ad illuminare il periodo più buio.

La reazione, molto tardiva per certo, è stata di portare il tutto on screen.

Ecco allora che vi è la trasposizione narrativa di temi reali, che interessano la federazione ed i suoi dietro le quinte, ormai di pubblico dominio.

I Bucks, complice l’utilizzo come antagonisti nella faida di addio al wrestling della leggenda Sting, abbandonate -letteralmente- le loro vesti che abbracciavano molto più il faceto che il serio, si proclamano on screen come evps.

I vice presidenti attuano una repulisti della storica stable che, fra realtà e finzione, si è dimostrata una costante in questi 5 anni di programmazione.

Via Omega, infortunato, via Hangman, indisciplinato.

Dentro il più sensazionale acquisto possibile a sostituirli.

La storia del wrestling giapponese Kazuchika Okada.

La nuova Elite si prende subito tutto l’oro possibile. Okada fa presto sua la fresca e meravigliosa cintura di campione continentale. I Bucks, non più Matt e Nick bensì Matthew e Nicholas, vincono contro gli FTR gli stessi titoli che non erano riusciti a prendere da Sting e Darby Allin, solo grazie al ritorno di una vecchia conoscenza: Jack Perry.

Il capro espiatorio, in storyline allontanato da Khan, in realtà mandato a farsi le ossa in Giappone, dopo lo scandalo che lui stesso ha creato.

Finalmente si cavalca l’onda della tempesta che ha scosso le fondamenta della federazione.

Non con gli stupidi annunci di Tony Khan, ma con la trasposizione sugli schermi di una realtà ormai impossibile da tradurre in finzione.

Ed eccoci arrivati al momento clou.

Perry con una nuova attitude, finalmente convincente, dopo il cambio di personaggio approssimato già abbozzato, porta la sua faccia da schiaffi sul ring. Che sia un natural born heel?

Si giustifica dicendo che quel che ha fatto lo ha fatto per il bene della sua federazione, che ama, della quale è parte sin dal principio, della quale è uno dei cosiddetti pillars. Khan si presenta sul ring, a braccia aperte per perdonarlo, Perry si scusa, lo abbraccia, Khan commosso contraccambia e poi? Lo shock! Perry lo colpisce!

Arrivano i Bucks, apparentemente esterrefatti, che rincarano la dose!

È nata ufficialmente la tirannia del nuovo gruppo egemone, che le settimane successive si abbatte su tutto il roster, e soprattutto sull’ex compare redivivo Kenny Omega, già infortunato, e colpito a tradimento dal solito Scapegoat e poi dagli evps…

La reazione di Khan è repentina.

Ecco il formarsi di un team di seguaci della fazione dirigenziale originale della AEW. FTR, Bryan e prima Kingston, e poi dopo il forfait di quest’ultimo, Darby Allin sono gli alfieri di Khan.

Entriamo finalmente nella logica che c’è dietro tutto questo.

Se la formazione della nuova Elite pare sensata e coerente, lo saranno i suoi rivali, i paladini dello status quo?

Partiamo dal presupposto che questi ultimi, a differenza degli altri, non sono veri originals, anzi, l’unico che lo è, è il rimpiazzo di Kingston…

Essi sono sì, per vari motivi, rivali od ex rivali abbastanza freschi della Elite (Darby e FTR per i Bucks, Perry per gli FTR, Bryan per Omega). Ma rappresentano davvero i paladini del regno di Khan?

Ma soprattutto perché in storyline questi paladini sono face, quando tutti hanno capito come il primo “cancro” della AEW sia proprio Khan, e il gesto di Perry di ribellione ad un regime che fa acqua da tutte le parti dovrebbe invece essere accolto dal giubilo delle folle?

Altri nomi avrebbero potuto meglio incarnare lo spirito della federazione, magari essendo fedelissimi di Khan sin dal principio?

In ogni caso i risvolti possibili sono coinvolgenti.

A partire dall’atteggiamento dei Bucks, veri padri padroni e in procinto di assicurarsi i servigi di tutti gli heel di turno, a fronteggiare chi si mette sul loro cammino.

Come Christian, subito sguinzagliato contro il neo campione ribelle Swerve, o i molteplici ostacoli che si stanno stagliando sulla strada dei paladini di Khan.

In storyline questo fatto andrebbe sottolineato alquanto e si dovrebbe molto puntare su questi schieramenti di buoni contro cattivi…

Chi potrebbero essere le nuove pedine, invece, a favor dei buoni?

Come si potrebbe schierare il si spera presto rientrante Hangman?

Troppo cattivo per fare parte delle fila dei buoni, ma allontanato egli stesso dalla nuova Elite.

Che il dominio della nuova Elite si possa allargare anche di parte femminile? Non ci starebbe bene, magari una certa CEO con gli EVPs?

Consci che non può essere una scelta sbagliata od avventata quella di portare dei temi così scottanti ed allo stesso tempo reali on screen, trasponendoci nella condizione di guardare una vera lotta intestina di meta wrestling, con possibilità di rinnovare l’intero landscape della federazione.

Da sempre appassiona l’impressione di stare osservando un qualcosa di ulteriore a due performer che combattono, ed in AEW più che mai c’è il bisogno di novità e di epica dietro quei match che già sono meravigliosi di per sé.

Intanto ci godiamo l’Anarchy In The Arena, rimanendo sintonizzat@ per i possibili e repentini sviluppi.

Caricamento...